Alla scoperta dell’organo di Ponte della Priula

I partecipanti alla Masterclass, con i M. Sandro Carnelos, A. Mazzanti e G. Simionato

Sono più di 120 gli organi a canne collocati nelle nostre chiese per accompagnare i canti dell’assemblea, almeno fino a pochi anni fa, quando al loro posto in molte liturgie sono subentrate le chitarre. Di questo centinaio di strumenti – un vero patrimonio – molti sono notevoli per pregi storico-artistici, per esempio i vari Callido del 1800, altri, più recenti, si fanno notare per il suono e l’imponenza. Penso agli organi Ruffatti della Cattedrale, a quello di Santa Maria delle Grazie a Conegliano e a quello più recente e maestoso, dal suono straordinario, installato a Ponte della Priula dalla ditta Zeni su progetto dell’organista Sandro Carnelos.

Purtroppo dal punto di vista artistico sono poco valorizzati: Roberto Padoin organizza in autunno, sull’organo Callido del Duomo di Serravalle, una rassegna organistica internazionale; Sandro Carnelos, sempre in autunno, una rassegna corale e organistica; qualche altro organo viene poi inserito nel Festival organistico provinciale. Mi pare troppo poco. Eppure sia la bellezza degli strumenti, sia la letteratura organistica – dal ’500 veneziano ai nostri giorni – sono poco conosciute.

Su richiesta di alcuni suoi allievi, Sandro Carnelos ha dato vita, alcuni anni fa, a masterclass per liturgisti e organisti. «All’inizio erano pochi, della nostra zona – mi riferisce il maestro – poi il numero si è allargato e nell’ultimo incontro, tra i 25 partecipanti, era presente anche un organista proveniente da Bolzano».

Quest’anno, dopo aver approfondito nel passato l’organo classico francese e la letteratura organistica inglese – tanto per citare due titoli -, è stata la volta de “l’organo italiano operistico”.

In Italia nel Sette-Ottocento – a dire del professor Giuliano Simionato, noto musicologo trevigiano che ha curato la parte teorica dell’incontro – era in voga l’opera e questo stile operistico ha influenzato anche la letteratura organistica, producendo strumenti arricchiti di particolari registri coloristici di cui rimangono numerosi esempi, anche in diocesi, come quelli costruiti dalla famiglia Callido di Venezia. Tra gli autori il professor Simionato ha menzionato, oltre ai più conosciuti, G. Donizetti, P. Davide da Bergamo, i nostri conterranei: Nicolò Moretti, Giovan Battista Cervellini, Ignazio Spengher, fino al più noto Andrea Lucchesi che, trasferitosi a Bonn, influenzò senz’altro il giovane Beethoven.

Alessandra Mazzanti, bolognese di nascita, ma docente d’organo al conservatorio “Bruno Maderna” di Cesena, ha curato la parte esecutiva di queste musiche dell’ottocento italiano ascoltando e consigliando con spiccata passione e competenza i corsisti partecipanti per una corretta interpretazione dal punto di vista stilistico. Un plauso, quindi, al maestro Carnelos per questa iniziativa che merita d’essere conosciuta e sostenuta.

Camillo De Biasi
da “L’Azione”, 02/08/2020

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